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Un nuovo modello animale per lo studio di nuovi farmaci nella DM1

Durante lo sviluppo di nuovi farmaci, i campioni di tessuto servono come indicatori della progressione della patologia e dell’efficacia del trattamento farmacologico. L’identificazione di misure non invasive per valutare gli effetti di un farmaco faciliterebbero quindi l’identificazione di nuovi potenziali trattamenti.
Recentemente, il gruppo di Thruman Wheeler dell’Università di Harvard ha pubblicato un lavoro sulla rivista internazionale Nature Communications, in cui descrivono lo sviluppo e la validazione di un nuovo modello di topo bi-transgenico per la Distrofia Miotonica di tipo 1 (DM1). Questo modello murino, che prende il nome di TR;HSALR, esprime un reporter dello splicing alternativo alterato caratteristico della DM1, che consente di effettuare una rapida valutazione non invasiva dell’attività di potenziali nuovi farmaci.
Questo modello sarà infatti utile per un’identificazione rapida dei potenziali farmaci che possono ridurre la tossicità delle espansioni CUG nei pazienti affetti da DM1, fra i quali gli oligonucleotidi antisenso ASO e le piccole molecole. L’utilizzo di questo modello di topo DM1 consentirebbe anche un grosso risparmio economico e tempistico nello sviluppo di nuovi potenziali farmaci permettendo di passare alla fase di sperimentazione clinica il più velocemente possibile.
In questo studio gli autori hanno anche sperimentato l’efficacia di un oligonucleotide LICA-C16 coniugato di nuova generazione confrontandolo con l’oligonucleotide utilizzato nel precedente trial clinico per la DM1. I risultati ottenuti sono molto incoraggianti, in quanto questo ASO di nuova generazione è in grado di raggiungere il muscolo scheletrico con una concentrazione di circa due volte maggiore rispetto agli ASO precedentemente utilizzati, portando anche ad un effetto sullo splicing target più evidente.
La ricerca di nuovi farmaci per la cura delle distrofie miotoniche non si ferma mai, e questi progressi scientifici fanno ben sperare che il traguardo sia sempre più vicino.
Se vuoi leggere l’articolo completo clicca sul link: https://www.nature.com/articles/s41467-018-07517-y

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