Può accadere che le condizioni di salute di una persona impongano una visita specialistica o una analisi diagnostica in tempi molto brevi da parte dei medici del Servizio Sanitario Nazionale: lo stato della malattia, infatti, a volte non consente di aspettare i lunghi tempi di attesa che caratterizzano i nostri ospedali o le nostre Asl. In questi casi, per evitare di ricorrere ai medici privati con costi a volte molto alti, è possibile chiedere al medico di base di attestare l’urgenza della visita nell’impegnativa.
Il medico curante infatti, nel momento in cui prescrive una visita specialistica o una particolare analisi clinica, ha la facoltà di indicare sulla ricetta il tipo di urgenza della visita-esame da effettuare.
Solo a discrezione del medico prescrittore quindi, c’è la possibilità di poter usufruire della prestazione medica di cui si ha bisogno aspettando da un minimo di 72 ore fino ad massimo di tempo indefinito. Il Servizio sanitario infatti stabilisce Regione per Regione tempi specifici entro i quali devono essere garantiti visite ed esami specialistici.
Si distinguono 4 tipologie: le urgenti, brevi, differibili, programmabili.
Ogni tipologia di urgenza della visita-esame da effettuare è contraddistinta, nella ricetta rilasciata dal medico, da una lettera diversa.
Rispettivamente, dalle più urgenti alle meno urgenti si trova impressa sull’impegnativa rilasciata dal medico di base o dallo specialista una delle seguenti lettere maiuscole: U (urgenti), B (brevi), D (differibili), P (programmabili).
Quindi se riteniamo che il nostro stato di salute sia incompatibile con tempi d’attesa lunghi, possiamo sempre far presente la cosa al medico di base o allo specialista invitandolo a mettere nella ricetta l’apposita dicitura equivalente all’urgenza, visto che è un nostro diritto.
Se poi, anche con l’opzione d’urgenza non riusciamo a ricevere la prestazione entro i termini stabiliti, vi è una possibilità purtroppo poco conosciuta dalla maggioranza delle persone: la possibilità di presentare un’istanza per prestazione in regime di attività libero-professionale intramuraria. In pratica, chi chiede una prestazione medico-specialistica o un accertamento diagnostico e si vede rispondere, dall’amministrazione, che i tempi di attesa superano rispettivamente i 30 e 60 giorni (quindi con codice D e P), può chiedere che quella medesima prestazione gli venga fornita in intramoenia, ossia in attività libero-professionale intramuraria, senza dover pagare il medico come “privato”, ma essendo tenuti a corrispondere solo il ticket.
Per far ciò è necessario presentare una domanda al Direttore generale dell’Azienda sanitaria o dell’Azienda ospedaliera. Vi è un modulo specifico che fa riferimento a una normativa del 1998. Tuttavia, nessuna Asl lo pubblica nonostante dovrebbe essere una procedura standard e immediata. Cliccando qui lo si può direttamente scaricare.
Dunque, al momento della prenotazione si ha diritto a conoscere la data in cui la prestazione richiesta verrà effettuata e il tempo massimo di attesa per quella prestazione. Se non viene comunicata la data, e il servizio si riserva di comunicarla successivamente, significa che la lista d’attesa è bloccata e che la prestazione non può essere garantita entro i tempi massimi stabiliti. A questo punto il cittadino può pretendere che la medesima prestazione gli sia fornita privatamente senza costi aggiuntivi rispetto al ticket.