Distrofia Miotonica di Steinert – introduzione
La distrofia miotonica tipo 1 (DM1), altrimenti definita distrofia miotonica di Steinert è un disordine neuromuscolare progressivo a trasmissione autosomica dominante caratterizzata da un coinvolgimento multisistemico (Schara 2006; Harper, 2001), causato dall’amplificazione della ripetizione di un trinucleotide instabile (CTG) nel DMPK (dystrophia myotonica protein kinase), sul cromosoma 19. La DMPK è prodotta in quantità consistenti nel cuore umano e nei muscoli scheletrici, ma se ne è rilevata la presenza anche nel sistema nervoso centrale ed in particolare nel cervelletto, mesencefalo, ippocampo e midollo, alla membrana apicale dell’ependima e del plesso coroideo.
Le forme della Distrofia Miotonica di tipo 1 (Distrofia Miotonica di Steinert)
In base alle manifestazioni cliniche ed all’età d’esordio è stata proposta una classificazione della distrofia miotonica in 4 forme (Harley et al., 1993, Harper, 2001; Ho et al., 2015; Gordon & Meola, 2017; Griffiths et al, 1980; Modoni et al, 2004)
- forma adulta classica
- forma ad esordio tardivo
- due forme pediatriche, congenita e infantile.
I sintomi nella distrofia miotonica congenita
La distrofia miotonica congenita presenta sintomi prenatali o perinatali, si associa in genere ad una espansione della tripletta CTG > 1000; nel 50-90% dei casi si associa a ritardo mentale (Meola et al, 2007; Censori et al, 1990; Modoni et al, 2004)
La forma congenita è in genere associata ad espansione CTG maggiore di 1000 triplette; ha una trasmissione quasi esclusivamente materna con pochissime eccezioni descritte in letteratura (Harper,1989; Harper et al.,1972; Novelli et al.,1993; Ohya et al.,1994); si tratta della presentazione più severa della distrofia miotonica, non solo dal punto di vista muscolare e respiratorio, ma anche per l’entità della compromissione cognitiva.
Esordio della distrofia miotonica congenita
L’esordio è nella fase prenatale: in almeno la metà dei casi si rileva una riduzione dei movimenti fetali e polidramnios (Meola et al., 2007). Generalmente i nati vivi presentano severo quadro di ipostenia ed ipotono diffusi, difficoltà nella suzione e distress respiratorio; la maggior parte dei neonati presenta debolezza facciale bilaterale che caratterizza la tipica forma delle labbra a muso di carpa e deformità scheletriche (piede equino-varo) (Harper 2001, Dyken 1997, Roing 1994, Sjogreen et al., 2018; Cardoso & Baptista, 2017; Prasad et al., 2016; Moxley, Ciafaloni, et. al., 2015).
In base al quadro clinico alla nascita si distinguono due quadri: la forma classica, severa con insufficienza respiratoria che richiede assistenza respiratoria e la forma meno severa senza distress respiratorio.
Esordio della distrofia miotonica infantile
La forma infantile esordisce prima dei 10 anni, presenta un variabile grado di ritardo mentale, disturbo dell’apprendimento, eccessiva sonnolenza (Steyaert 1997, Angeard 2006). Si caratterizza per l’assenza dei classici sintomi neurologici o motori tipici della forma adulta, ma per una predominante interessamento del sistema nervoso centrale, spesso infatti i principali problemi sono legati a ritardato sviluppo del linguaggio e a disturbi dell’apprendimento (Lagrue et al., 2019; Sjogreen et al., 2018; Gourdon & Meola, 2017).
Due terzi dei pazienti presentano disordini psichiatrici in accordo con i criteri del DSM-IV, soprattutto deficit dell’attenzione/iperattività e disturbi d’ansia, deficit dell’apprendimento, ma anche dell’attenzione e dell’organizzazione visuo-spaziale. (Angeard et al., 2018; Gourdon & Meola, 2017; Goossens et al.,2000; Ho et al. 2015; Douniol et al.)
Distrofia Miotonica Congenita: aspettative di vita
La mortalità durante il periodo neonatale è stimata attorno al 30-40% dei casi. Una volta superato il periodo neonatale invece, malgrado un ritardo nelle tappe motorie, quasi tutti i pazienti acquisiscono un cammino autonomo senza supporto generalmente dopo i 2 anni (Prasad et al., 2016).
Spesso permangono difficoltà nella motricità fine e più tardi si evidenzia disprassia motoria ed esecutiva; più frequentemente l’aspetto motorio rimane marginale senza importanti handicap, fino alla terza-quarta decade.Non vi è relazione fra la debolezza muscolare e la miotonia che invece compare tardivamente in età adulta (Echenne et al.,2008).
Quindi nonostante il quadro di presentazione alla nascita possa variare, la progressione motoria della patologia è sostanzialmente sovrapponibile in tutti i pazienti. A fronte di ciò è predominante e con ricadute nell’ambito familiare, sociale e scolastico, il coinvolgimento cognitivo (Meola 2007, Hageman 1993).