Durante il recente Congresso IDMC-14, tenutosi lo scorso Aprile a Nijmegen, sono stati presentati interessanti contributi dal punto di vista dei meccanismi patomolecolari, con l’utilizzo di modelli animali, per la comprensione della compromissione multiorgano delle Distrofie Miotoniche DM1 e DM2.
Modelli animali per la DM1
- Il Prof. Tom Cooper del Laboratorio di Houston (USA) ha realizzato il primo modello animale di topo con interessamento della muscolatura liscia del tratto gastro-intestinale (80%). Questi topi, indotti ad una perdita di funzione del MBNL, presentavano una ridotta contrattilità intestinale, così come avviene nell’uomo. La realizzazione di questo modello è molto importante perché potrebbe consentire la sperimentazione sull’animale prima che sull’uomo di farmaci gastroenterologici più specifici di quelli tutt’ora utilizzati per il pazienti DM.
- Un gruppo di ricercatori parigini ha presentato un interessantissimo modello di topo (Turbo topo) con un esagerato difetto di splicing, una miotonia accentuata ed una diminuzione della forza muscolare, nonché alterazioni cardiache quali il prolungamento della QRS e dell’intervallo QT. Tale modello mette in relazione la miotonia con la forza e fa intuire come l’utilizzo di farmaci antimiotonici possa essere utile per arrestare il processo distrofico. Il rapporto tra miotonia e debolezza muscolare è un aspetto della patologia non ancora ben chiaro e richiede ulteriori studi. Va peraltro detto che nelle persone affette da DM1, con il procedere della malattia si osserva una progressiva diminuzione della miotonia ed un progressivo aumento del processo distrofico.
Modelli animali per la DM2
- E’ stato finalmente presentato dai ricercatori della prof. Laura Ranum (Università della Florida-USA) il primo modello murino di DM2. Si tratta di un topo transgenico con un range di espansione della tetrapletta CCTG da 80 a 2000, che ricapitola la condizione umana e presenta inoltre una stabilità intergenerazionale. Si tratta del primo modello animali della DM2 con un ottimo auspicio per comprendere i meccanismi patomolecolari di questa forma di distrofia miotonica, simile ma anche diversa negli aspetti clinici dalla DM1.