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Risonanza Magnetica Cardiaca in pazienti con DM1 e DM2

Risonanza magnetica cardiaca, biomarcatore delle patologie DM1 e DM2 con lievi sintomi. Lo studio è rivolto ad un'ampia coorte di pazienti.
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Proseguendo l’indagine pubblicata su Frontiers in Neurology nel 2020 (Ali et al*) sulla risonanza magnetica cardiaca in pazienti DM1 lievemente compromessi, è da poco iniziato uno studio di più ampio respiro che coinvolge una maggiore coorte di pazienti affetti da DM1 e DM2.

Al progetto partecipano il prof. Giovanni Meola, dal punto di vista clinico, e il prof. Francesco Secchi, esperto di Risonanza Magnetica cardiaca, consulente presso la Casa di Cura Igea.

La risonanza magnetica cardiaca rappresenta un biomarcatore di patologia cardiaca nei pazienti affetti da DM1 e DM2, anche in quelli che non presentano significativi deficit di ritmo cardiaco alle normali indagini strumentali.

Lo scopo dello studio è quello di confermare l’aumentato volume cardiaco extracellulare e la ridotta capacità contrattile cardiaca, valutando lo stato di fibrosi cardiaca, non evidenziabile con le tecniche convenzionali quali l’ecocardiogramma o ECG e l’Holter delle 24 ore.

Lo studio è rivolto a tutti i pazienti affetti da DM1 e DM2, che afferiscono all’Ambulatorio delle Malattie Rare condotto dal prof. Meola presso la Casa di Cura Igea con sede in Via Dezza, 48 a Milano, e che vengono inviati al prof. Secchi per l’esame di risonanza cardiaca.

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